Il rischio di essere turisti esiste?

“Eravamo nascosti e c’erano molti feriti, eravamo terrorizzati. Allora abbiamo deciso di sporcarci con il sangue dei feriti, così se i terroristi ci avessero trovato, ci saremmo finti morti”.
Lo ha detto al microfono di un TG una povera donna sconvolta, dal letto dell’ospedale di Tunisi dove è ricoverata . E’ una delle vittime dell’attentato dell Isis al Museo del Bardo di Tunisi.
E’ una immagine che non riesco a togliermi dalla mente. Tante persone perbene, oneste , in vacanza, che vanno a visitare un museo e si ritrovano prese a mitragliate. E scelgono di sporcarsi con il sangue di un altro per provare a salvarsi la vita.
Orazio Conte, Francesco Caldara, Antonella Sesino, Giuseppina Biella sono i 4 italiani morti nel massacro. Si chiamava “Costa fascinosa” la nave da crociera su cui erano saliti pensando di godersi un pezzetto di felicità. Sono sbarcati a Tunisi, sono saliti sui pullman, sono arrivati davanti al Museo più importante del Medio Oriente. E sono morti.
La domanda “E’ un rischio essere turisti?” è populista? O è necessaria?
Disturba il business e gli affari e i posti di lavoro,perché il turismo è una industria importante, in Italia e in Tunisia e in molti altri posti (quasi tutti).
Ma è una domanda che ,secondo me ,bisogna porsi.
Perché sono rimasti pochi i luoghi “di vacanza” dove non ci siano rischi per i turisti: rapimenti, sequestri, violenze, stupri, attentati. Per dire solo i paesi più vicini : Egitto, Libia, Siria, Giordania, Yemen, Iran, Irak . Si salva solo la destinazione tanto amata da italiani e francesi, Marrakesh.
Il turista non è l’imbecille con la macchina fotografica delle vignette umoristiche. E’ invece una pietra fondamentale per costruire la pace e la tolleranza.
Se hai visitato un Paese, hai visto come ci si vive, hai sfiorato facce e abitudini e speranze, difficilmente potrai accettare di farci la guerra.
Dunque, credo, il turista è la preda ideale dell’Isis non solo perché è indifeso,non solo perché ammazzarne uno significa “educarne cento” (dicevano così le Brigate rosse), non solo perché distruggere il turismo significa mettere in ginocchio l’economia di un Paese.
Ogni turista è anche un messaggero di pacifica convivenza.
E un mondo dove si vive asserragliati dentro casa (con i foreign fighters che in casa nostra ormai ci sono entrati) non avrebbe speranze.
Dunque,ecco cosa penso: essere un turista, adesso, significa prendere un rischio. E,quando c’è un rischio, si prendono precauzioni.
Per esempio, caro Governo di Tunisi, si presidiano con militari e intelligence i luoghi di interesse e si prendono sul serio le minacce ricevute su internet.
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