Che noia Jhumpa Lahiri
Che noia Jhumpa Lahiri.
Una bella donna scrittrice di origine indiana che vive, come moltissimi indiani, benestanti come lei e no, a Londra.
L’ho conosciuta e devo dire che mi è sembrata molto piena di sé. Aveva un tono saputello e di lieve disprezzo, come per dire la celebre frase passata alla storia da Alberto Sordi: “Io so’ io e voi non siete un …”
Da noi (ma anche in Inghilterra,da qualche tempo) gli autori sangue misto e soprattutto non italiani piacciono da morire ai media. Sono così tanto “internazionali”.
Ci sono inutili e noiosissimi mensili femminili che segnalano alle loro benestanti e up to date lettrici (poche) solo libri il cui autore ha cognome straniero. Il direttore spiega che così le lettrici aprono gli occhi sul mondo: ha ragione. Ma,appunto, cerchiamo di aprirli ,gli occhi.
Adesso ci tocca leggere con ammirazione un racconto che pare un tema di terza elementare .
Scritto per passare ai posteri il fondamentale racconto di quando Jhumpa lamini ci ha fatto il regalo di venire a Roma, ad aprirci gli occhi.
Dice che d’agosto, Roma era una “città rovente, disabitata”. Quale sguardo originale…
Che lei ha preso la patente il 4 agosto “giornata bollente”. Ma dai…. Incredibile. Quale spirito di osservazione. Quale sguardo internazionale su noi poveretti italiani….
Che il 13 agosto è “un periodo strano .La gran parte dei nostri amici qui non ci sono”. Ma no…. ma davvero? Quale sorprendente visione del Ferragosto in Italia!
Leggere Jhumpa Lahiri è come parlare con lei: supponeva e noia.
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