Due mamme per un bambino
Due donne italiane innamorate vanno in Spagna per fare l’inseminazione artificiale:una mette l’ovulo,l’altra l’utero. Il bambino nasce e la legge spagnola riconosce entrambe le donne come madri. Nello stato civile del comune di Barcellona sono indicate come “madre A” e “madre B”. Le due donne tornano in Italia e cominciano a crescere il bambino. Ma poi l’amore finisce e decidono di separarsi.Nel 2014 divorziano, accettando la condivisione della responsabilità genitoriale.
A questo punto diventa improrogabile chiarire la questione della filiazione. Si rivolgono al Tribunale di Torino e la sentenza è sfavorevole: negata la trascrizione alla anagrafe italiana perché “contraria all’ordine pubblico”, essendo il nostro ordinamento basato sui concetti di padre,madre,marito e moglie.
Ricorso in Appello. La sentenza viene ribaltata: la mancata trascrizione lederebbe i diritti del bambino, e comprometterebbe anche il suo diritto alla libera circolazione.
A me pare che la sentenza sia corretta e necessaria. Nel momento in cui si permette l’inseminazione artificiale per una coppia di omosessuali, non si può non tener conto dei diritti del bambino che nasce.
Credo che la domanda da porsi sia un’altra e venga prima: so che è una domanda scomoda e parecchio odiosa.
Ma secondo me, dobbiamo porcela.
Fare un figlio è un atto di amore e soprattutto un dono. Prima di chiedere alla Vita di darci un figlio, forse dovremmo\potremmo interrogarci su questo: vogliamo un figlio per noi? per sanare il nostro bisogno di amore garantito? per lasciare un segno del nostro passaggio nel mondo? per tenerci stretto il partner? per sentirci uguali agli altri?
Se anche una sola delle risposte è sì, forse potremmo capire che un figlio appartiene a sé stesso e basta.E la risposta “Ho tanto amore da dare” non è una risposta: ma un paravento dietro cui ci nascondiamo.
Cosa ne pensi tu?
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