Massimo Bossetti, Yara Gambirasio , le maestre di ginnastica: sta diventando una fiction?
La tragedia di una bambina , Yara Gambirasio, morta dissanguata dopo aver patito ogni sofferenza possibile, sola al freddo in un campo di stoppie, con un dna di uomo sui leggings e sulle mutandine, che storia è?
Vi dirò quello che penso io.
E’ la storia della tenacia degli investigatori e dello Stato, che trovano con una ricerca di decine di migliaia di profili genetici prelevati, la corrispondenza di quella traccia con il dna di una persona. Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello, dice la scienza. E dice il procuratore.
Uno che girava intorno a quella palestra, che aveva un pulmino con i sedili uguali alle fibre di stoffa trovate sui vestiti di Yara. Uno che aveva precedenti con altre adolescenti, che vincendo la paura e la vergogna l’hanno raccontato.
Ma la tragedia di Yara Gambirasio è anche un giallo.
Uno di quei film che poi vincono l’Oscar, dove l’innocente, poveretto, ha tutti gli indizi contro, ma poi un giornalista testardo,un avvocato ancora più testardo, trovano il piccolo minuscolo infinitesimo tassello che fa crollare tutto il castello di carte della Accusa.
OGGI ha identificato 21 punti critici della indagine: testimoni mai interrogati, o saltati fuori dopo anni, lettere anonime che parlano della morte accidentale di Yara in casa di una misteriosa signora , mancate verifiche di dati telefonici, mancanza di prova certa che Yara sia uscita davvero dalla palestra,mancate indagini sui sedili della corriera che Yara Gambirasio prendeva ogni mattina per andare a scuola.
La tragedia di Yara Gambirasio a oggi è diventata una Fiction.
Appassionante. Piena di colpi di scena. Di misteri. Non si aspetta che la puntata successiva.
La realtà (i test del dna ripetuti per decine di volte che danno sempre lo stesso risultato: massimo Bossetti,il muratore di Mapello) si allontana sempre di più.
Diventa nebbia.
Nella nebbia della Fiction si muovono figure misteriose e intriganti.
Capaci di titillare la morbosità che dorme in ciascuno di noi.
Silvia Brena e le altre “maestre” appena un po’ più grandi della bambina morta Yara Gambirasio. Tutte belle e bionde, il che,nelle iction, aiuta. Un ragazzino a cui Yara inviò 109 sms e che dice che prestava il suo telefono ad altri. Una frase del papà nella segreteria del telefonino di Yara “Fatevi vivi”.Il campo di rovi dove né giardinieri del comune né l’elicotterista della polizia vedono la macchia scura del corpicino che poi verrà ritrovato per caso mesi e mesi dopo.
E avanti così.
C’è materiale per moltissime Puntate della Fiction.
Ma la tragedia di Yara Gambirasio NON è inventata.
Nè è pensabile che l’assassino confessi adesso. E’ un dato inconfutabile: gli assassini confessano solo entro le 24 ore dal delitto. Oppure dopo 30 anni (come ci insegna “Cold case”…… e qualche recente fatto di cronaca) e silos e sono incastrati senza ombra di dubbio.
Io non credo che i periti del Ris abbiano manipolato i test di laboratorio, perché sono partiti da IGNOTO 1 e non da Bossetti. E si può sbagliare una volta un est,ma non oltre 40 volte.
Ma non escludo che la vita delle persone coinvolte non sia il quadretto che ci è stato proposto. Ogni vita, anche piccola, ha ombre dove la luce non arriva. Non escludo che ci possano essere giri orrendi di pedofila, vendette , bullismo finito male.
Ma c’è il dna di Bossetti sugli slip di Yara Gambirasio , di questa bambina morta ammazzata, che ride con l’apparecchio ai denti mentre fa la spaccata. Questa bambina che non avrà mai più una storia d’amore,un bacio della sua mamma, una carezza del fratellino. Che non riderà più, non piangerà più.
E che ha il diritto di riposare in pace.
E voi?
Commenti