Una donna è brava  a priori perché è una donna?

Messa così, questa mi pare la più scomoda delle domande  dell’8 marzo.

Perché ,dopo 40 anni dalle gloriose battaglie delle nostre madri femministe che seppero giocare sé stesse per farci cominciare a lavorare, ormai (e i dati Istat di due giorni fa lo dimostrano) la realtà è cambiata.

E’  quasi finita la disparità salariale tra maschi e femmine: e non è più vero che un uomo, a parità di posizione lavorativa, riceve una remunerazione del 20% o 30% superiore a quella di una collega donna. Nè è più vero che il “soffitto di cristallo” ci impedisce di salire: nel settore privato il 15,1% dei dirigenti e il 28,4% dei quadri è donna. Siamo ancora lontani dall’Europa (25% le dirigenti nel privato), ma sicuramente il trend è inconfutabile.

D’alta parte, abbiamo la Terza Carica dello Stato donna, Laura Boldrini, la Presidente della Rai donna, Anna Maria Tarantola, sette Ministre tra cui quella della Difesa, una Senatrice a vita che è una scienziata e pare una ragazza e avanti così.

A questo punto, secondo me, la domanda che ci dobbiamo fare non è più “Perché non ci sono abbastanza donne nelle posizioni prominenti” ma se è giusto trastullarsi con la manfrina “politicamente corretta” e a mio parere completamente stupida del “E’ una donna e quindi è brava, buona, onesta”. Eh,no. Essere “donna” non è una patente di merito. Ci sono donne cretine ,disoneste, corrotte esattamente come gli uomini cretini, disonesti e corrotti.  Dire “Siamo maturi per un presidente della Repubblica donna”, come ci siamo sentiti dire da tante donne (e qualche uomo che ha subito cavalcato il trend) è secondo me una presa in giro. La rase eticamente e sociologicamente corretta è “Siamo maturi per un Presidente della Repubblica donna di valore”.